Il Colesterolo tra vecchie credenze e verità scientifica
Sappiamo che nessuna conoscenza in campo scientifico può essere data per definitivamente acquisita, ma purtroppo capita spesso di constatare che per chi gestisce il potere non è cosi, e chi osa contestare il pensiero dominante va incontro a seri guai. Questo ci insegna la storia, salvo poi avere la conferma nel tempo che erano gli innovatori ad avere ragione. Molte convinzioni mediche del passato erano ritenute scientifiche allora, ma oggi non più. Questo è il progresso, per fortuna. Eppure, in tante branche della medicina contemporanea, prevalgono certezze che vengono smentite man mano che la ricerca va avanti. Purtroppo, non si tratta solo di disquisizioni teoriche, ma di diagnosi e terapie che possono avere gravi ripercussioni sui pazienti. Nonostante ciò, è quanto mai raro che la medicina ufficiale riveda i propri convincimenti, perché questo costringerebbe ad ammettere che molto di quello che si riteneva giusto e scientifico non lo è più o non lo è mai stato.
Potrei portare esempi in vari settori della medicina, ma parlerò di un solo argomento: il colesterolo. La posizione ufficiale è che il valore desiderabile del colesterolo totale sia fino a 200 mg/dl, del colesterolo LDL fino a 100 mg/dl e del colesterolo HDL non inferiore a 50 mg/dl. Preciso subito che quanto sto per scrivere non è ovviamente una mia opinione personale, ma il frutto della ricerca di importanti istituti internazionali e di università di prestigio, che hanno condotto studi su un alto numero di pazienti. Ho volutamente evitato di entrare nei dettagli della chimica e della biologia, di competenza degli specialisti, per concentrarmi sull’essenziale, usando un linguaggio comprensibile ai non addetti ai lavori, e soprattutto a chi ritiene di avere problemi di colesterolo. Questa sostanza grassa è assolutamente necessaria al corretto funzionamento dell’ organismo, svolge funzioni strutturali e conferisce solidità e protezione alle cellule; il colesterolo promuove anche la riparazione della guaina mielinica degli assoni del nostro cervello. Le lipoproteine LDL (quelle a bassa densità, note comunemente come “colesterolo cattivo”) hanno il compito fondamentale di trasportare il colesterolo dal fegato alle cellule di tutto il corpo tramite il flusso sanguigno; è grazie alle LDL che il colesterolo può giungere ai neuroni del cervello. È opinione comune che sia fondamentale ridurre i grassi saturi per abbassare valori ritenuti elevati, anche se solo il 20-25% del colesterolo dipende dall’ alimentazione, soprattutto di origine animale. Secondo uno studio del 2008, la probabilità di sviluppare il Parkinson aumenta del 350% (!) col colesterolo LDL più basso. Due anni dopo, un altro studio ha evidenziato che i consumi di grassi saturi hanno ridotto del 19% la minaccia di cardiopatie. A rappresentare un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, non sono tanto le proteine LDL, quanto la lipoproteina Lp (a) perché costituisce il principale trasportatore di grassi nelle placche arteriose. Il colesterolo elevato svolge un ruolo protettivo nei pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e prolunga la vita di questi malati più dei farmaci. Contrariamente a quanto si pensa, durante la vecchiaia il colesterolo esplica proprietà antiossidanti e protegge dalle infiammazioni e dalle infezioni; attraverso gli ormoni, aiuta a preservare la massa muscolare, mentre i farmaci per ridurre il colesterolo compromettono le funzioni del sistema immunitario. La riduzione farmacologica del colesterolo ha profonde implicazioni negative sulla salute; i farmaci e il riso rosso fermentato inibiscono l’enzima chiave (HMG-CoA reduttasi) che regola la sintesi del colesterolo endogeno. Secondo uno studio canadese, la vulnerabilità al danno renale aumenta del 34% per coloro che utilizzano una quantità relativamente elevata di statine; da un’analisi di oltre 11milioni di cartelle cliniche, emerge che chi assume statine ha un rischio quadruplicato di perdita di memoria. Le statine stimolano la formazione di depositi di calcio e diminuiscono le proteine dipendenti dalla vitamina K, riducendo in tal modo le naturali funzioni coinvolte nella protezione vascolare. Presso l’ospedale di Boston è stata fatta una ricerca con le TAC su 7.000 persone, suddivise in gruppi sulla base del livello di rischio cardiovascolare, e i livelli di colesterolo erano tra i parametri considerati. I risultati delle TAC hanno dimostrato che il più importante fattore di rischio per ictus e infarto è rappresentato dai depositi di calcio nelle arterie coronarie, una condizione non trattabile coi farmaci. Lo studio ha evidenziato che molte persone con elevati depositi di calcio, inizialmente considerate a basso rischio, avevano in realtà un’ elevata probabilità di un evento cardiovascolare entro sette anni; per contro, il 35% dei soggetti ritenuti ad alto rischio per i loro livelli di colesterolo, contro il quale avrebbero dovuto assumere le statine, non presentavano calcificazioni delle pareti arteriose e il tasso di rischio per i successivi sette anni era estremamente basso. Ciò a dimostrazione che il colesterolo non può essere un parametro affidabile per stabilire il rischio cardiovascolare. Diversi studi indicano che le persone in trattamento con statine possono manifestare un aumento dell’ aggressività, soprattutto nelle donne, con modifica della personalità, depressione e tendenza al suicidio. Livelli di colesterolo elevati fino a 300-350 mg/dl, come sostiene il cardiochirurgo prof. W. Hastenbach, non dovrebbero destare alcuna preoccupazione; semmai, da tenere d’occhio sarebbe piuttosto il fibrinogeno. Dopo qualsiasi intervento chirurgico, fosse solo un’ estrazione dentale, il colesterolo aumenta, ma l’uso di farmaci per abbassarlo dopo un’ operazione può accrescere il rischio di infezioni. Il colesterolo nel sangue aumenta quando abbiamo un’infezione, o siamo sotto stress, mentre si normalizza quando stiamo bene. Questo perché il colesterolo promuove la riparazione e la guarigione, in quanto rappresenta un grande sostegno per le difese immunitarie, rafforzate sia dalle lipoproteine LDL che HDL. Un ruolo molto utile, a livello alimentare, può essere svolto da un aumento del consumo di burro, proibito oggi dai medici ai pazienti con un livello di colesterolo ritenuto elevato. È stato invece dimostrato che il burro in particolare, e i grassi animali in generale, sono alimenti che dovrebbero essere introdotti anche nella dieta comune per i loro effetti positivi sulla salute. Ma questo è un argomento a parte.
Fabrizio Bencini
28 giugno 2024
N.B. QUANTO SOPRA ESPOSTO NON PUÒ ASSOLUTAMENTE ESSERE CONSIDERATO UN CONSIGLIO MEDICO, L’UNICO AL QUALE IL LETTORE DEVE PRESTARE ASCOLTO.
Per non appesantire il testo dell’ articolo, non sono state citate le fonti dei vari studi, le quali sono comunque disponibili per chi fosse interessato, su PubMed. Oltre 900 studi scientifici sono riportati nel volume ”Infiammazioni Nascoste” di Monica Martinuz; altri libri che mi sento di consigliare sono: “La salute del cuore: una storia da riscrivere” di Natasha Campbell-McBride; “Nourishing Fats (Why We Need Animal Fats for Health and Happiness)” di Sally Fallon Morell e, last but not least, “Colesterolo? si grazie” del prof. Uffe Ravnskov, massima autorità in materia.